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Sostenibilità

Quando il ciclo di vita di un prodotto aiuta la sostenibilità del business

Parlare di ciclo di vita di un prodotto o LCA (Life Cycle Assessment), significa analizzare ed evidenziare gli impatti ambientali generati da quel prodotto lungo tutta la sua “vita”, dalla progettazione (complessiva o dei singoli componenti) allo smaltimento o possibile riciclo o riutilizzo.
In prima battuta significa, quindi, dare valore a quel prodotto non solo in riferimento al solo “semplice utilizzo”, ma anche alle conseguenze generate verso l’ambiente dalla sua produzione e dal suo fine vita. In un certo senso, quindi, significa aggiungere informazioni e responsabilità ai beni che consumiamo.

Lo svolgimento dell’analisi del ciclo di vita di un prodotto può essere motivato da diversi propositi: efficientamento produttivo, riduzione degli impatti ambientali, maggiore sostenibilità della filiera, trasparenza verso i consumatori o clienti, strategia commerciale.
In ogni caso l’approccio deve essere rigoroso e scientifico. A tale supporto intervengono una serie di norme e tecniche scientifiche, nonché database aggiornati e specifici per settori produttivi, che permettono di ottenere risultati sostenibili e confrontabili tra loro. Un esempio dell’utilità di tale strumento di analisi è rappresentato dal confronto tra auto elettrica e auto diesel lungo il ciclo di vita (vedi articolo https://www.qualenergia.it/articoli/non-e-vero-che-lauto-elettrica-inquina-piu-del-diesel-rse-torna-a-chiarire-la-questione/ ).

Le principali fasi che costituiscono una analisi LCA sono: identificazione dell’unità funzionale (di prodotto), analisi del confine (o confini) del sistema produttivo, raccolta dei dati, elaborazione del modello, analisi dei risultati, discussione sulle possibili attività di miglioramento.

La raccolta dei dati permette una organizzazione delle informazioni ed una loro declinazione non solo in funzione dei “classici” indici di produzione (esempio i costi per unità di prodotto), ma anche secondo valutazioni considerate “secondarie” (esempio emissioni di gas serra per unità di prodotto), che possono rilevarsi però di notevole importanza e diventare strategiche ai fini dello sviluppo del prodotto o del suo posizionamento sul mercato.

Tale approccio permette di ottenere una approfondita e spesso nuova conoscenza delle fasi produttive ed una visione “innovativa” della filiera considerata nella sua totalità e interdipendenza tra i diversi attori. Analisi di questo tipo risultano di valore sia per aziende che immettono prodotti direttamente sul mercato verso il consumatore, il cosiddetto business to consumer (B2C) ma anche per chi opera nella produzione di semilavorati in filiere più complesse proprie del business to business (B2B).

La nostra esperienza in tale settore ci permette di affermare che, ad oggi, esiste ancora un certo “timore” da parte delle aziende nell’identificare e quindi comunicare gli impatti ambientali legati alla produzione dei propri beni di consumo. Tale paura deriva proprio dalla considerazione che una comunicazione trasparente in tale settore possa condizionare negativamente la vendita, quando invece gli argomenti ambientali, se correttamente valutati, sostenuti e comunicati, possono generare benefici di livello più alto soprattutto nel lungo periodo, sia in termini di produzione più sostenibile, e quindi meno impattante, che di possibile ampliamento del mercato.

La richiesta di valutazioni in tale ambito sta comunque crescendo e tale approccio diventa uno strumento indispensabile per le aziende produttive ai fini di una aumentata richiesta di collaborazione e interazione in tutte le fasi della propria filiera, dalla fornitura di materie prime alla gestione meno impattante del trasporto e del consumo nell’ottica della crescente richiesta di riutilizzo dei prodotti.

In conclusione, l’analisi del ciclo di vita dei prodotti, se trasformato in azione strutturale nelle politiche aziendali di qualsiasi livello e dimensione, può aprire le porte ad un nuovo e migliore approccio nella gestione produttiva, alle relative partnership, alla catena di fornitura e all’immissione del prodotto sul mercato, nonché allo sviluppo di una diffusa economia circolare.

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