Cosa intendiamo con “sviluppo sostenibile?”
Secondo la definizione che è stata data dall’Unione Europea, in capo alla Rapporto Brutland, nel 1987, lo sviluppo sostenibile è tale in quanto “soddisfa le necessità del presente, senza compromettere la capacità delle prossime generazioni di fare lo stesso”. E, ancora, si legge: “Sostenibilità sociale significa intraprendere azioni utili per affermare i diritti economici, sociali, politici, culturali, equità di genere e di razze tra le persone che abitano le regioni interessate dall’azione di chi intende perseguire tali obiettivi. L’idea di sostenibilità sociale implica quindi il diritto di vivere in un contesto che possa esprimere le potenzialità di ogni individuo, la possibilità dei cittadini di agire nei processi decisionali”.
Parliamo di sostenibilità sociale nel microcosmo impresa.
Circoscrivo il punto in cui si dice che l’idea di sostenibilità sociale implica “il diritto di vivere un contesto che possa esprimere le potenzialità di ogni individuo”.
E allora penso a un micromondo, quello delle imprese e dei luoghi di lavoro, in generale. Siamo sicuri sia noto a tutti cosa significhi “potenzialità di ogni individuo?”. Proviamo a capirlo. Potenziale, secondo il dizionario italiano, è un aggettivo che, nel linguaggio filosofico di impronta aristotelico-scolastica, indica il momento precedente la piena e completa manifestazione o realizzazione (contrapposto ad attuale ). Ciò che precede la piena realizzazione, quindi ciò che esiste e che può essere realizzato o attualizzato. Così, un’organizzazione dovrebbe mettere a disposizione dei propri dipendenti o collaboratori gli strumenti per mettere a frutto i propri talenti e le competenze necessarie a soddisfare due esigenze: quelle aziendali, per il raggiungimento di obiettivi, e quelle individuali, intese come percezione che il proprio impegno e il proprio contributo abbiano un valore per l’impresa. Qui si intreccia la biografia organizzativa con quella professionale di chi vive l’azienda e di chi vede nell’azienda un luogo di sviluppo e non soltanto un’opportunità di guadagno.
La sostenibilità sociale dovrebbe passare, quindi, in questo microcosmo, dalla valorizzazione di talenti, dall’audit annuale per rivalutare skills o approntare piani formativi adeguati all’emergere di bisogni e al mutare dei tempi, vedi smart working, alla condivisione di un Codice Etico che sia visibile e condivisibile nei principi e nei valori.
E il Codice Etico è un elemento essenziale da cui partire in un’analisi di Bilancio di Sostenibilità, che considera non soltanto assets commerciali, ambientali e di governance, ma anche e, soprattutto, il piano di sviluppo del sistema relazionale interno e, di conseguenza, esterno, che metta al centro le Persone. E così è elemento fondante della progettazione dei contenuti di un Bilancio di Sostenibilità anche il rapporto con le istituzioni, l’impegno in piani di aggiornamento del personale, la Comunicazione interna ed esterna, la Mission e la Vision che sono come i cartelli direzionali di un’impresa, cui è sempre necessario commisurarsi e fare il punto, ogni tanto. Sostenibilità è sinonimo, in questo caso, anche di coerenza e affidabilità, perché la “promessa di marca” sia sempre percepibile e verificabile.
Il Bilancio di Sostenibilità non è, dunque, soltanto un documento di raccolta dati, ma anche un progetto editoriale di estrema importanza, un’occasione per rileggere la propria storia aziendale alla luce di valori concreti, chiaramente espressi, di impegno in ottica di salvaguardia della salute e dell’ambiente in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030.